APPC: la certificazione di stabilità non passa attraverso un progetto strutturato di prevenzione.
Il futuro degli amministratori di condominio non può aspettare
Il condominio, com'è noto, è ontologicamente una manifestazione della proprietà immobiliare privata. È un'insieme di relazioni non sempre ben vissute dai condomini. Viene naturale al riguardo richiamare il brocardo latino "vicinitas est mater discordiarium", riguardo invece alla gestione e amministrazione, per gli amministratori di condominio è un mestiere, rectius professione difficile e non sempre da tutti apprezzata.
In una recente occasione ho avuto modo di scrivere che gli amministratori di condominio non hanno mai avuto una adeguata rappresentanza dal punto di vista politico e che non è facile organizzare gli Amministratori sia perché non si sentono una corporazione sia perché non sono sensibilizzati da alcun partito o movimento politico.
L'unico baluardo per gli amministratori di condominio professionisti è rappresentato dalle associazioni di categoria, che comunque rappresentano solo il 10/15 per cento di tutti gli operatori del settore condominiale.
L'occasione propizia per uscire una volta per tutte dal limbo in cui si trova la categoria è l'iniziativa del sottosegretario Morrone mirata a un riordino del settore. Resta tuttavia da verificare come evolverà il cammino verso l'auspicato cambiamento e il ripensamento sul futuro degli amministratori di condominio.
A tal fine, alla disponibilità del Governo dovrebbe corrispondere una effettiva e concreta capacità in ordine alle aspettative che si intende raggiungere, affinché il riconoscimento delle Associazioni e la tutela degli amministratori sia l'occasione in termini di sviluppo e prospettiva per nuovi orizzonti per la categoria, nell'epoca attuale permeata di cambiamenti biblici e diretta dai dominatori del mondo: Google, Facebook e altri padroni di internet, e con modalità sempre più in crescita dalla machine learning e dall'intelligenza artificiale.
Intanto sembra essere netta la contrarietà delle associazioni, compresa l'ALAC, sempre più rappresentativa degli amministratori di condominio, circa l'obbligo di iscrizione dell'amministratore a una delle casse professionali, come si è ventilato recentemente.
Ma è risaputo che la madre delle lamentele degli amministratori condominiali è l'eccessivo livellamento verso il basso dei compensi professionali.
In passato financo il tentativo di legittimare la condotta delle associazioni di consigliare ai propri iscritti tabelle contenenti un prezzario è stato censurato dall'Antitrust. Questo è un tema forte sul quale le Associazioni dovrebbero unire le voci al tavolo ministeriale. Il mercato degli amministratori condominiali va aperto anche ai giovani che vogliono intraprendere la professione, in modo da consentire una concorrenza sana e remunerata unitamente a un elevato standard di qualità delle prestazioni.
Pertanto, la legge sull'equo compenso dev'essere auspicabilmente applicata in direzione di questi obiettivi, con l'auspicio inoltre che per il progetto di riordino del settore si sappia dosare priorità e fattibilità coniugando il riconoscimento delle Associazioni alla promozione di una professione più e meglio remunerata.
Per quanto riguarda l'entità dei compensi equi, proporzionati e dignitosi da riconoscere all'amministratore si può ipotizzare, in base alle caratteristiche dei complessi immobiliari, una griglia variabile tra il 20 e il 30 per cento del costo annuale di gestione ordinaria del condominio/supercondominio e dal 2 al 3 per cento del costo di gestione straordinaria dell'amministrazione condominiale.
Ovviamente quanto innanzi vuole essere un incipit suscettibile di approfondimento e di più accurata elaborazione.
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