APPC: la certificazione di stabilità non passa attraverso un progetto strutturato di prevenzione.
Nuovi accordi Territoriali sui contratti d'affitto
«Mantenere un accordo che non ha nessun collegamento con la situazione sociale attuale è immorale e tradisce il mandato dei nostri associati inquilini. Anche il Comune dovrebbe avere la stessa posizione perché a fronte di un mancato introito derivante dallo sconto fiscale Imu si finisce con l'agevolare la proprietà, la parte più forte»: va giù dura Vera Guelfi, da anni ai vertici della Uil guida anche l'associazione inquilini Uniat. Ci mette un attimo a spiegare il perché della rabbia: «Da tre anni è attivo un tavolo di confronto con rappresentanti del Comune e delle associazioni dei proprietari per rivedere l'accordo territoriale del 2004 sui canoni agevolati. Ma ogni volta siamo punto e a capo con i rappresentanti dei proprietari che la tirano per le lunghe pur di non arrivare a un nuovo accordo che fissa i nuovi requisiti per ogni fascia di canone».
«Il principio che vogliamo affermare è che ogni appartamento deve costare per quello che realmente dà» chiosa Carmine Chiusano del Sicet. E Nicola Zampetti del Sunia annuncia l'ultimatum: «O si arriva a un nuovo accordo dopo 14 anni, o ritiriamo la firma su quello vigente in modo che nessun proprietario potrà contare sulle agevolazioni fiscali».
Dall'altra parte del campo, la replica è immediata. Michele Zippitelli, di Confedilizia Bari e Puglia, parla a nome anche delle altre associazioni dei proprietari, Appc, Uppi, Aspi, Confabitare. Ricostruisce: «Innanzitutto agli inizi del 2016 si era faticosamente raggiunto un accordo relativo alla parte economica, sottoscritto sia dei proprietari che degli inquilini e dal vicesindaco prò tempore Brandi. Accordo economico che, in attesa di definire la parte normativa, qualche giorno dopo è stato sconfessato dai sindacati degli inquilini. In attesa di chiudere l'accordo, a fine maggio 2016, le associazioni dei proprietari, al fine di venire incontro ai bisogni dei cittadini di Bari, hanno proposto una riduzione del 15% sulle tariffe del 2004 per un anno. Proposta che è stata accettata dai sindacati degli inquilini e recepita dal comune. Siamo ancora oggi a discutere dell'accordo territoriale, parte economica e normativa, perché i sindacati degli inquilini chiedono di abbassare le tariffe del 2004 al di sotto di ogni ragionevole decenza, ovvero quasi del 40%, andando ben oltre il 10% di riduzione proposto dalle associazioni dei proprietari».
Sbotta pure Mauro Simone, presidente dell'Associazione piccoli proprietari di case: «I sindacati dell'inquilinato lanciano palle di fuoco contro la proprietà accusandoci di non voler negoziare un nuovo accordo territoriale di Bari, di portare alla lunga il tavolo tecnico, di richiedere canoni addirittura immorali. La realtà è ben diversa.
I sindacati dell'inquilinato propongono fitti agevolati bassissimi e condizioni normative inaccettabili e non equi, che renderebbe non più conveniente per i proprietari stipulare contratti agevolati, col rischio concreto di incentivare il "nero" e danneggiare gli inquilini. Insomma si ha l'impressione che vogliano distruggere il canale concordato allo scopo di ridurre la platea dei beneficiari dell'Imu agevolato e nel contempo allargare il cash flow dei contributi alloggiativi riconosciuti anche per i contratti liberi. In questi ultimi anni la tassazione immobiliare, a partire dall'ex governo Monti, è aumentata senza contare che sono in agguato altri aumenti: revisione delle rendite catastali, l'Ocse che chiede altra patrimoniale, peso degli oneri per manutenzioni straordinarie degli stabili, e per adeguamenti degli impianti (es. termo contabilizzazione), incremento della cedolare secca del 15% dal 2019». «La proprietà tutta – chiude Simone – ha proposto non una ma ben tre bozze contrattuali con la riduzione del canoni attuali di circa 10% ma i sindacati degli inquilini non si accontentano di nulla».
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